martedì 22 ottobre 2013

LE DONNE CHE FANNO LA STORIA, ECCO LA PETIZIONE DI FIRMA PER STUDIARE LA VICENDA DI FRANCA VIOLA



Di Viviana Pizzi
La storia è piena di esempi maschili da seguire. Non è lo stesso per le donne visto che sono poche quelle che l’hanno cambiata e sono citate nei libri. Mila Spicola, una palermitana, ha lanciato una petizione di firme affinché questo stato di cose possa essere mutato. Almeno per Franca Viola, la donna siciliana che nel 1966, ha rifiutato con coraggio il matrimonio riparatore essendo la protagonista di una pagina di storia femminile e perché no, femminista.
LA LETTERA SU CHANGE.ORG
La prima, in Sicilia e in Italia, come sottolinea la professoressa Spicola, che al posto di sposarsi con il suo aguzzino denuncia lo stupro subito. Purtroppo però nessun libro di storia ne parla. La petizione è stata lanciata su Change.org. Occorrono 15mila firme per rivolgersi al Presidente della Repubblica Napolitano. E per far conoscere il coraggio di Franca Viola anche agli studenti delle scuole primarie e secondarie.
Sappiamo quanto lei è sensibile ai temi dell’uguaglianza dei diritti tra gli uomini e le donne per questo mi rivolgo a Lei, certa che capirà l'importanza di quanto le chiediamo – inizia la missiva-  siamo in un momento particolare della nostra storia. Due processi contraddittori si scontrano: da un lato l’emancipazione delle donne sembra aver raggiunto traguardi importanti, dall’ altra le violenze sulle donne e i femminicidi non fanno altro che aumentare. Segno che in realtà l’emancipazione è apparente e il cammino verso la parità dei diritti è ancora agli inizi soprattutto nel sentire comune. 
La violenza sulle donne è un’ emergenza civile, sociale e culturale su cui molto si è detto e molto si deve fare
”.
Da insegnante Mila Spicola sa che prima di mettere in campo qualsiasi legge sul femminicidio e di inasprire le pene, bisogna influire sull’educazione scolastica.
Nonostante le donne siano l’87% degli insegnanti e delle insegnanti – ha continuato-  la scuola italiana “parla” al maschile, la storia è scritta al maschile, i testi scolastici sono pieni di stereotipi di genere e il linguaggio è sottilmente sessista. Le politiche di genere sono completamente assenti nei contenuti e nei programmi scolastici come anche nelle metodologie e nelle sensibilità consapevoli.
Necessaria sarebbe l’adozione di una serie di azioni importante. Innanzitutto la sensibilizzazione dei docenti e buoni provvedimenti a sostegno di un insegnamento di genere come si fa in tanti Paesi dell’Unione Europea. Occorrono metodi  e insegnamenti specifici.
Ed ecco la richiesta relativa a Franca Viola.
Però una cosa può farla subito – ha continuato- per stimolare riflessioni e dare il via nella scuola a una sensibilizzazione necessaria su questi temi. Questo io le chiedo, un gesto semplice dalla ricaduta immensa: che la vicenda di Franca Viola venga inserita nei manuali scolastici come primo gesto per una revisione dei testi scolastici in un ottica di genere, come da indicazione UE (da affidare a chi ne deve avere responsabilità: storici, esperti, responsabili degli insegnamento)Se non si inizia però...Per questo chiedo un gesto piccolo ma simbolico. Che sia da sprone. È semplice e si può far subito. Basta aggiungere una pagina sola nei libri di storia rendendo onore a una donna che ha scritto la Storia Italiana al modo delle donne: senza una guerra, senza un'arma ma solo con un gesto di coraggio. Che sia il primo passo verso la scrittura di libri di testo scolastici in un ' ottica di genere, perchè il mondo lo fanno e lo hanno fatto gli uomini e le donne e anche la Storia. La Storia è fatta di parole e le parole sono importanti. Rimuovere un linguaggio sessista sarebbe il passo successivo. Se cambiamo le parole cambiano i pensieri e i comportamenti. Se è vero che la Storia è maestra di vita ci aiuti a scrivere la storia delle donne italiane che hanno cambiato la Storia. Che Franca Viola sia la prima ma inauguri un nuovo corso: quello dei libri di scuola scritti in un'ottica paritaria. La sua storia intanto sia insegnamento per l’Italia che vogliamo costruire per le nostre ragazze e i nostri ragazzi: civile, moderna e basata su un’alleanza sana e paritaria tra le persone, uomini, donne, lgbt.
LA STORIA DI FRANCA VIOLA
La storia è su wikipedia. E’ lei stessa che definisce con queste parole quello che ha fatto: “Non fu un gesto coraggioso. Ho fatto solo quello che mi sentivo di fare, come farebbe oggi una qualsiasi ragazza: ho ascoltato il mio cuore, il resto è venuto da sé. Oggi consiglio ai giovani di seguire i loro sentimenti; non è difficile. Io l'ho fatto in una Sicilia molto diversa; loro possono farlo guardando semplicemente nei loro cuori”.
Chi è Franca Viola? E’ nata ad Alcamo il 9 gennaio 1947. E’ stata la prima donna italiana a rifiutare il matrimonio riparatore, diventando un simbolo della crescita civile dell’Italia nel secondo dopoguerra e dell’emancipazione delle donne italiane.
Era da poco passato il Natale. Era il 26 dicembre 1965 ed era minorenne. Figlia di una coppia di coltivatori diretti l’appena 18enne è stata rapita insieme al fratellino Mariano di 8 anni e subito rilasciato dallo spasimante sempre respinto, Filippo Melodia. Lui era imparentato con la potente famiglia mafiosa dei Rimi. E Franca sarebbe una eroina anche per aver detto no al metodo mafioso. Lui, la bestia, agì con l’aiuto di dodici amici. Oggi sarebbe considerato un abominio. E anche Franca Viola lo vide così. Venne trasportata in un casolare al di fuori del paese e violentata per otto giorni. Di certo non li dimenticherà mai. La sua liberazione avvenne con un blitz dei carabinieri il 2 gennaio 1966.
La morale siciliana e italiana del tempo  voleva che una ragazza “disonorata” e non più vergine avrebbe dovuto sposare il suo stupratore e rapitore. Per salvare il suo onore e quello familiare. In caso contrario sarebbe rimasta “zitella” per sempre.
Dalla sua non aveva nemmeno la legislazione. In particolare  l'articolo 544 del codice penale, ammetteva la possibilità di estinguere il reato di violenza carnale, anche ai danni di minorenne, qualora fosse stato seguito dal cosiddetto "matrimonio riparatore", contratto tra l'accusato e la persona offesa; la violenza sessuale era considerato oltraggio alla morale e non reato contro la persona. Contrariamente alle consuetudini del tempo Franca Viola non accettò il matrimonio riparatore. Un eroe fu anche suo padre: finse di acconsentire alle nozze mentre con i carabinieri di Alcamo preparavano una trappola. Infatti quando rapitore e complici rientrarono in paese con la ragazza furono subito arrestati. La famiglia Viola fu soggetta ad intimidazioni: il padre Bernardo venne minacciato di morte, la sua vigna rasa al suolo e il casolare annesso bruciato.
Il caso sollevò in Italia forti polemiche divenendo oggetto di numerose interpellanze parlamentari. Durante il processo che seguì, la difesa tentò invano di screditare la ragazza, sostenendo che fosse consenziente alla fuga d'amore, la cosiddetta "fuitina", un gesto che avrebbe avuto lo scopo di ottenere il consenso al matrimonio, mettere la propria famiglia di fronte al fatto compiuto e che il successivo rifiuto di Franca di sposare il rapitore sarebbe stato frutto del disaccordo della famiglia per la scelta del marito.
Lo stupratore, Filippo Melodia, venne condannato a 11 anni di carcere. Ridotti poi a dieci e quindi a 2 anni di soggiorno obbligato a Modena. Il tribunale di Trapani inflisse pene pesanti anche ai complici.
Franca Viola diventerà in Sicilia un simbolo di libertà e dignità per tutte quelle donne che dopo di lei avrebbero subito le medesime violenze e ricevettero, dal suo esempio, il coraggio di "dire no" e rifiutare il matrimonio riparatore. Si sposò nel 1968 con un giovane compaesano con il quale era fidanzata dall'età di 14 anni, Giuseppe Ruisi, ragioniere, che insistette nel volerla sposare, nonostante lei cercasse di distoglierlo dal proposito per timori di rappresaglie. Franca Viola ha due figli e una nipote e vive ad Alcamo.
Passeranno ancora sedici anni prima dell'abrogazione della norma inutilmente invocata a propria discolpa dall'aggressore: l'articolo 544 del codice penale sarà abrogato dall'articolo 1 della legge 442, emanata il 5 agosto 1981, che abolisce la facoltà di cancellare una violenza sessuale tramite un successivo matrimonio.


Nessun commento:

Posta un commento