Di Viviana Pizzi
La storia è piena di
esempi maschili da seguire. Non è lo stesso per le donne visto che sono poche
quelle che l’hanno cambiata e sono citate nei libri. Mila Spicola, una palermitana, ha lanciato una petizione di firme
affinché questo stato di cose possa essere mutato. Almeno per Franca Viola, la
donna siciliana che nel 1966, ha rifiutato con coraggio il matrimonio
riparatore essendo la protagonista di una pagina di storia femminile e perché no,
femminista.
LA
LETTERA SU CHANGE.ORG
La prima, in Sicilia e
in Italia, come sottolinea la professoressa Spicola, che al posto di sposarsi
con il suo aguzzino denuncia lo stupro subito. Purtroppo però nessun libro di
storia ne parla. La
petizione è stata lanciata su Change.org. Occorrono 15mila firme per
rivolgersi al Presidente della Repubblica Napolitano. E per far conoscere il
coraggio di Franca Viola anche agli studenti delle scuole primarie e
secondarie.
“Sappiamo quanto lei è sensibile ai temi dell’uguaglianza dei diritti
tra gli uomini e le donne per questo mi rivolgo a Lei, certa che capirà l'importanza
di quanto le chiediamo – inizia la missiva-
siamo in un momento particolare
della nostra storia. Due processi contraddittori si scontrano: da un lato
l’emancipazione delle donne sembra aver raggiunto traguardi importanti, dall’
altra le violenze sulle donne e i femminicidi non fanno altro che
aumentare. Segno che in realtà l’emancipazione è apparente e il cammino
verso la parità dei diritti è ancora agli inizi soprattutto nel sentire comune.
La violenza sulle donne è un’ emergenza civile, sociale e culturale su cui molto si è detto e molto si deve fare”.
La violenza sulle donne è un’ emergenza civile, sociale e culturale su cui molto si è detto e molto si deve fare”.
Da insegnante Mila
Spicola sa che prima di mettere in campo qualsiasi legge sul femminicidio e di
inasprire le pene, bisogna influire sull’educazione scolastica.
“Nonostante le donne siano l’87%
degli insegnanti e delle insegnanti – ha continuato- la scuola italiana “parla” al maschile, la storia è scritta al
maschile, i testi scolastici sono pieni di stereotipi di genere e il linguaggio
è sottilmente sessista. Le politiche di genere sono completamente assenti nei
contenuti e nei programmi scolastici come anche nelle metodologie e nelle
sensibilità consapevoli”.
Necessaria sarebbe l’adozione
di una serie di azioni importante. Innanzitutto la sensibilizzazione dei
docenti e buoni provvedimenti a sostegno di un insegnamento di genere come si
fa in tanti Paesi dell’Unione Europea. Occorrono metodi e insegnamenti specifici.
Ed ecco la richiesta
relativa a Franca Viola.
“Però una cosa può farla subito – ha continuato- per stimolare riflessioni e dare il via
nella scuola a una sensibilizzazione necessaria su questi temi. Questo io
le chiedo, un gesto semplice dalla ricaduta immensa: che la vicenda di Franca
Viola venga inserita nei manuali scolastici come primo gesto per una revisione
dei testi scolastici in un ottica di genere, come da indicazione UE (da
affidare a chi ne deve avere responsabilità: storici, esperti, responsabili
degli insegnamento). Se non si inizia però...Per questo chiedo un
gesto piccolo ma simbolico. Che sia da sprone. È semplice e si può far
subito. Basta aggiungere una pagina sola nei libri di storia rendendo
onore a una donna che ha scritto la Storia Italiana al modo delle donne: senza
una guerra, senza un'arma ma solo con un gesto di coraggio. Che sia il primo
passo verso la scrittura di libri di testo scolastici in un ' ottica di genere,
perchè il mondo lo fanno e lo hanno fatto gli uomini e le donne e anche la
Storia. La Storia è fatta di parole e le parole sono importanti. Rimuovere un
linguaggio sessista sarebbe il passo successivo. Se cambiamo le parole cambiano
i pensieri e i comportamenti. Se
è vero che la Storia è maestra di vita ci aiuti a scrivere la storia delle
donne italiane che hanno cambiato la Storia. Che Franca Viola sia la prima ma
inauguri un nuovo corso: quello dei libri di scuola scritti in un'ottica
paritaria. La sua storia intanto sia insegnamento per l’Italia che vogliamo
costruire per le nostre ragazze e i nostri ragazzi: civile, moderna e basata su
un’alleanza sana e paritaria tra le persone, uomini, donne, lgbt.
LA
STORIA DI FRANCA VIOLA
La storia è su
wikipedia. E’ lei stessa che definisce con queste parole quello che ha fatto: “Non
fu un gesto coraggioso. Ho fatto solo quello che mi sentivo di fare, come
farebbe oggi una qualsiasi ragazza: ho ascoltato il mio cuore, il resto è
venuto da sé. Oggi consiglio ai giovani di seguire i loro sentimenti; non è
difficile. Io l'ho fatto in una Sicilia molto diversa; loro possono farlo
guardando semplicemente nei loro cuori”.
Chi è Franca Viola? E’ nata ad Alcamo il 9
gennaio 1947. E’ stata la prima donna italiana a rifiutare il matrimonio
riparatore, diventando un simbolo della crescita civile dell’Italia nel secondo
dopoguerra e dell’emancipazione delle donne italiane.
Era da poco passato il
Natale. Era il 26 dicembre 1965 ed era
minorenne. Figlia di una coppia di coltivatori diretti l’appena 18enne è stata
rapita insieme al fratellino Mariano di 8 anni e subito rilasciato dallo
spasimante sempre respinto, Filippo Melodia. Lui era imparentato con la potente
famiglia mafiosa dei Rimi. E Franca sarebbe una eroina anche per aver detto no
al metodo mafioso. Lui, la bestia, agì con l’aiuto di dodici amici. Oggi
sarebbe considerato un abominio. E anche Franca Viola lo vide così. Venne
trasportata in un casolare al di fuori del paese e violentata per otto giorni.
Di certo non li dimenticherà mai. La sua liberazione avvenne con un blitz dei
carabinieri il 2 gennaio 1966.
La morale siciliana e
italiana del tempo voleva che una
ragazza “disonorata” e non più vergine avrebbe dovuto sposare il suo stupratore
e rapitore. Per salvare il suo onore e quello familiare. In caso contrario
sarebbe rimasta “zitella” per sempre.
Dalla sua non aveva
nemmeno la legislazione. In
particolare l'articolo 544
del codice penale, ammetteva la possibilità di estinguere il reato di
violenza carnale, anche ai danni di minorenne, qualora fosse stato seguito dal
cosiddetto "matrimonio riparatore", contratto tra l'accusato e la
persona offesa; la violenza sessuale era considerato oltraggio
alla morale e non reato contro la persona. Contrariamente alle
consuetudini del tempo Franca Viola non
accettò il matrimonio riparatore. Un eroe fu anche suo padre: finse di
acconsentire alle nozze mentre con i carabinieri di Alcamo preparavano una
trappola. Infatti quando rapitore e complici rientrarono in paese con la ragazza
furono subito arrestati. La famiglia Viola fu soggetta ad intimidazioni: il
padre Bernardo venne minacciato di morte, la sua vigna rasa al suolo e il
casolare annesso bruciato.
Il caso sollevò in
Italia forti polemiche divenendo oggetto di numerose interpellanze
parlamentari. Durante il processo che seguì, la difesa tentò invano di
screditare la ragazza, sostenendo che fosse consenziente alla fuga d'amore, la
cosiddetta "fuitina", un gesto che avrebbe avuto lo scopo di ottenere
il consenso al matrimonio, mettere la propria famiglia di fronte al fatto
compiuto e che il successivo rifiuto di Franca di sposare il rapitore sarebbe stato
frutto del disaccordo della famiglia per la scelta del marito.
Lo stupratore, Filippo
Melodia, venne condannato a 11 anni di carcere. Ridotti poi a dieci e quindi a
2 anni di soggiorno obbligato a Modena. Il tribunale di Trapani inflisse pene
pesanti anche ai complici.
Franca
Viola diventerà in Sicilia un simbolo di libertà e dignità per tutte quelle
donne che dopo di lei avrebbero subito le medesime violenze e ricevettero, dal
suo esempio, il coraggio di "dire no" e rifiutare il matrimonio
riparatore. Si sposò nel 1968 con un giovane compaesano con il quale
era fidanzata dall'età di 14 anni, Giuseppe Ruisi, ragioniere, che insistette
nel volerla sposare, nonostante lei cercasse di distoglierlo dal proposito per
timori di rappresaglie. Franca Viola ha due figli e una nipote e vive
ad Alcamo.
Passeranno ancora
sedici anni prima dell'abrogazione della norma inutilmente invocata a propria
discolpa dall'aggressore: l'articolo 544 del codice penale sarà abrogato
dall'articolo 1 della legge 442, emanata il 5 agosto 1981, che
abolisce la facoltà di cancellare una violenza sessuale tramite un successivo matrimonio.
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